Caso clinico: CERVICOBRACHIALGIA SU BASE DISCALE CON CONFLITTO RADICOLARE

C.L., donna di 47 anni con nota ernia cervicale a livello C5-C6. Nessun tipo di patologia sistemica di rilievo in anamnesi. Impiegata in ufficio presso un’azienda commerciale, con vita sociale e lavorativa tendenzialmente sedentaria, due figli in età scolare

07 Luglio 2022

C.L., donna di 47 anni con nota ernia cervicale a livello C5-C6. Nessun tipo di patologia sistemica di rilievo in anamnesi. Impiegata in ufficio presso un’azienda commerciale, con vita sociale e lavorativa tendenzialmente sedentaria, due figli in età scolare

Comparsa graduale di dolore negli ultimi venti giorni, fino a forte riacutizzazione negli ultimi quattro giorni. Si associavano sintomi a livello del braccio sinistro, in particolare con parestesie e sensazione di scossa elettrica lungo il braccio fino alla mano e al primo dito della mano. Effettuata una nuova risonanza della colonna vertebrale cervicale che evidenziava espulsione dell’ernia già conosciuta a livello C5-C6 con conflitto radicolare sulla radice nervosa. Inizialmente effettuato dalla paziente un tentativo di terapia domiciliare senza nessuna consultazione al curante o di altri specialisti mediante comuni antinfiammatori e corticosteroide (Diclofenac e Betametasone). A causa della sintomatologia non risolta, non è stato possibile per la paziente il normale svolgimento della sua attività lavorativa che si svolge esclusivamente in ufficio davanti al computer, e si è quindi assentata dal lavoro. Successivamente si è recata presso il nostro Centro di Terapia del Dolore dove si è presentata riferendo dolore cervicale e al braccio e avambraccio sinistri fino alla mano, sintomi di accompagnamento come nausea senza vomito e vertigini. Inizialmente, dopo l’anamnesi e la visione delle indagini radiologiche prodotte, all’esame obiettivo si è confermato il quadro ipotizzato; il dolore era presente a livello cervicale in sede C5-C6 con irradiazione a sinistra dove erano presenti anche alcuni punti trigger a livello nucale in paravertebrale sinistra e a livello del muscolo trapezio di sinistra. A livello del braccio e dell’avambraccio si evidenziavano parestesie non costanti senza vero e proprio dolore, le parestesie si estendevano fino al primo dito della mano dove sussisteva anche lieve deficit di forza

Con lo specialista Terapista del Dolore è stato concordato un approccio terapeutico mediante un ciclo di infiltrazioni di Ozonoterapia cervicale, in quanto l’iniziale approccio farmacologico della paziente non aveva fornito nessun tipo di effetto clinico soddisfacente. In concomitanza è stato consigliato comunque l’utilizzo di un FANS (Ibuprofene) da mantenere al bisogno, per maggiore tranquillità della paziente.
Sono state quindi effettuate in totale otto infiltrazioni paravertebrali a livello dell’ernia nota, bilateralmente. Il periodo totale della terapia infiltrativa con miscela di ossigeno-ozono si è protratta per un mese con due sedute infiltrative settimanali.

Lo scopo del ciclo di Ozonoterapia è stato innanzitutto sfruttare l’azione antinfiammatoria e analgesica della miscela di ossigeno-ozono, secondariamente ma non meno importante è stata sfruttata l’estrema diffusibilità dell’ozono che permette di raggiungere, anche se iniettato in sede paravertebrale, il target finale, ovvero l’espulsione erniaria. Tale ciclo di terapia è infatti in grado di garantire in primo luogo una netta riduzione della sintomatologia dolorosa già dalle prime sedute, a seguire si ha l’azione antinfiammatoria sull’ernia, ovvero una netta diminuzione della dimensione dell’ernia, permettendo quindi una netta riduzione del conflitto radicolare meccanico che era presente tra ernia e radice nervosa. La miscela di ossigeno-essendo comunque un “farmaco”, permette però di evitare i frequenti e spiacevoli effetti collaterali che possono subentrare con l’utilizzo di farmaci antinfiammatori convenzionali o con i corticosteroidi, soprattutto se già utilizzati nei giorni precedenti da parte dei pazienti. Durante il ciclo infiltrativo di ossigeno-ozono, la paziente ha ricorso alla terapia per bocca una volta al giorno per la prima settimana, successivamente solo tre volte nell’arco del mese rimanente, mantenendola quindi esclusivamente al bisogno. L’utilizzo della miscela gassosa infiltrata a livello locale cervicale ha quindi permesso una risoluzione del quadro clinico, dovuto alla riduzione delle dimensioni dell’ernia e soprattutto ha permesso un utilizzo assolutamente non eccessivo dei farmaci convenzionali, evitando quindi i potenziali effetti collaterali. A fine ciclo terapeutico la paziente ha risolto completamente il dolore e soprattutto la sintomatologia associata all’arto superiore ed è tornata alla sua vita sociale e professionale. 

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